Ma ogni tanto - non così spesso - capita che la vita delle cose, per un secondo, scivoli via, e si riversi su di me con un pizzicore.
Capita che sono in autobus e lancio un'occhiata all'insegna di un negozio, e questa ricambia lo sguardo e ossequiosa mi dice "Buongiorno signorina, sono l'insegna di un vecchio caffè. Eh, lo so, adesso sembro malridotta, ma sapesse, sapesse quante persone sono passate di qua! Quante tazzine..." e via, il secondo è passato, e le tazzine sfuggite al controllo dell'anziano barista se ne ritornano tutte zitte zitte sopra la macchina del caffè.
Capita che faccio un giro in libreria e prendo in mano un libro, e come una scossa, bzzzzzz, il gatto in copertina è dentro di me, e mi porta in una stanza in cui si spalanca una grande finestra, sotto alla quale un tavolino mi attende, per un pomeriggio di osservazione silenziosa.
Capita che le cose tutte, talvolta, decidano di perdere la loro immobilità, e di palpitarti sotto le dita, iniettandoti sottopelle i sentori della loro vita sottile e sensibile. Per un istante soltanto l'avverti dentro di te, ma subito te ne dimentichi, subito la getti via - perché così si fa con le cose.
Ma in loro rimane, si accumula, e ogni tanto, appena può, appena trova un varco, si espone.
In me devono trovare un varco buono, docile e sincero.
Sono una seria sostenitrice della vita delle cose, e credo che loro lo sentano.
Capita che sono in autobus e lancio un'occhiata all'insegna di un negozio, e questa ricambia lo sguardo e ossequiosa mi dice "Buongiorno signorina, sono l'insegna di un vecchio caffè. Eh, lo so, adesso sembro malridotta, ma sapesse, sapesse quante persone sono passate di qua! Quante tazzine..." e via, il secondo è passato, e le tazzine sfuggite al controllo dell'anziano barista se ne ritornano tutte zitte zitte sopra la macchina del caffè.
Capita che faccio un giro in libreria e prendo in mano un libro, e come una scossa, bzzzzzz, il gatto in copertina è dentro di me, e mi porta in una stanza in cui si spalanca una grande finestra, sotto alla quale un tavolino mi attende, per un pomeriggio di osservazione silenziosa.
Capita che le cose tutte, talvolta, decidano di perdere la loro immobilità, e di palpitarti sotto le dita, iniettandoti sottopelle i sentori della loro vita sottile e sensibile. Per un istante soltanto l'avverti dentro di te, ma subito te ne dimentichi, subito la getti via - perché così si fa con le cose.
Ma in loro rimane, si accumula, e ogni tanto, appena può, appena trova un varco, si espone.
In me devono trovare un varco buono, docile e sincero.
Sono una seria sostenitrice della vita delle cose, e credo che loro lo sentano.
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