venerdì 27 marzo 2015

A mille ce n'è...

Il Chesterfield, Club Letterario per non letterati, ha così deliberato: il prossimo incontro sarà dedicato alle fiabe. Ogni componente del gruppo ne sceglierà una a suo personalissimo gusto e io sono già qui che mi arrovello. 

Da bambina ero un'avida lettrice di favole, dalle quali ho imparato un paio di lezioni fondamentali, che mi accompagnano in ogni momento della mia vita: che l'uva è acerba e che gli animali parlano. Anche se la favola che mi è rimasta più impressa è senza alcun dubbio quella della volpe e della cicogna che si invitano vicendevolmente a cena scegliendo sempre male il servizio di piatti. 



la volpe e la cicogna


Di fiabe, invece, non ricordo di averne mai lette. Certo, ne conoscevo le versioni della Disney e quelle raccontate dai parenti o ascoltate in una qualche immancabile cassettina, ma non ricordo di aver mai posseduto un libro di fiabe, fatto di carta.
Ora che posso sceglierne una, mi accorgo che non so a quale avvicinarmi.
So soltanto quale non voglio leggere: Biancaneve. La fissazione di Norma cinqueenne per Biancaneve è stata eguagliata solo dalla fissazione che ebbe mio fratello per "4 dinosauri a New York" (un termine di paragone che ha valore solo all'interno della mia stretta cerchia familiare, ne convengo). 
Ricordo tra l'altro, con un certo disappunto, una versione lettaci dalla maestra della scuola materna, in cui il cacciatore se ne ritornava bello bello con il cuore di una zebra, al che io, che non parlavo mai se non per puntualizzare qualcosa (abitudine che chiaramente non ho perso), chiesi: 
“Ma non era il cuore di un cinghiale?” 
“No, in ogni versione c'è un animale diverso” rispose la maestra, ma non mi convinse e la cosa mi rimane tutt'ora da verificare. Avrei capito un cervo, un daino, un tasso, ma una zebra?


Carnevale 1991 - sì, ero fissata
Mi accorgo di fremere all'idea della mia imminente passeggiata in biblioteca, testa di sbieco a controllare tutti i titoli, alla ricerca della fiaba per me. 
E siccome A mille ce n'è e io continuo a non sapere bene quale scegliere...che ne dite, qualcuno di voi che passa di qui mi vuole dare una mano? Quale fiaba leggereste voi? Quale mi consigliate? Qualsiasi autore e qualsiasi epoca, allegra, triste, avventurosa, raccapricciante: potete spaziare. 

E soprattutto, se vi va di unirvi a distanza, siete i benvenuti. 
Noi ci incontriamo domenica 19 aprile nel tardo pomeriggio, riempiremo il tavolo di libri, tazze, bicchieri e patatine. Il Chesterfield è un Club letterario molto accogliente, avvolgente e comodo, direi. Del resto, c'è una ragione di fondo se ci chiamiamo come un divano


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Per chi ancora non ci conoscesse, ecco un rapido riassunto delle puntate precedenti: 
Il Chesterfield, Club Letterario per non letterati, nasce da un'intuizione improvvisa di fronte ad una pizza: un'amica propone, le altre dicono subito di sì. La cronaca di questo ticcante momento qui
Prosegue con le nobilissime intenzioni di leggersi tutta la produzione della Austen, ma non appena la fondatrice salta una serata, il gruppo fa ammutinamento e propone di cambiare rotta: i tumulti di quei giorni qui 
Da allora si va avanti seguendo l'estro del momento.


mercoledì 18 marzo 2015

Artefatti Clod - l'atelier degli scarti



"È iniziato tutto nell'atelier, alla scuola materna. 
Da allora non mi sono più fermata."

Com'è che una persona inizia a fare le cose che ama? 

Come le scopre? 
Claudia non ha incertezze: lei lo sa. Da sempre. 
Atelier è alle mie orecchie una parola incantata. Schiude una porticina nell'immaginazione. Anche noi avevamo un atelier, alla scuola materna, ma l'unica cosa che ricordo di avervi mai fatto con le mie mani è stato un angioletto di Natale coi fusilli, ricoperto di vernice d'oro. Credo che qualche parente l'abbia sbadatamente fatto cadere una quindicina d'anni fa. 


"Un po' di tempo fa ho provato a ricontattare la mia scuola, volevo visitare di nuovo l'atelier, vedere se era come me lo ricordavo. Erano due stanze in una soffitta, un sottotetto. Ci si arrivava da una scala a chiocciola, mi ricordo i vetri gialli e il tavolo pieno di pennelli, colori... Adesso l'hanno chiuso però. Credo non ci sia proprio più la scala!" 


Mentre chiacchieriamo, Claudia cuce e scuce un cuscino. 
Il negozio-laboratorio è piccolo, una nicchia ricolma, che sembra produrre di continuo materiali, lei da sola, dai muri, dai pavimenti: stoffe, perline, fili di rame, cartone. Ferro. Grucce. Legno. Tutti affastellati gli uni sugli altri, gli oggetti, le cose, in attesa di cambiare forma e diventare qualcos'altro. 
Claudia Dall'Agata è Artefatti Clod, eco-artigiana che con materiali di scarto e di recupero inventa e crea oggettistica e accessori, gioielli e borse. 




Quando ha cambiato vita l'ultima volta, Claudia si è trasferita qui, in via Giorgio Regnoli 36 a Forlì, dove ha aperto il suo negozio. 
Ogni volta che passo, mi affaccio e la cerco: di solito la trovo indaffarata in qualche suo lavoro, dietro la finestra-paravento che divide in due parti la stanza. 
Nelle vite precedenti, Claudia è stata sociologa e ricercatrice all'università, ma a quanto pare cambiare percorso non la spaventa. 
Quella per l'artigianato e per la creazione è una passione continua, che per anni è stata un passatempo, un giochino. Ma che a quanto pare spingeva per diventare qualcosa di più. 
Nel 2008, Claudia apre il blog arte-fatti.blogspot.it, l'atelier dove sperimentare con le tecniche e dare vita ai progetti che le balenano all'improvviso nella mente. 
Come mettersi a fare la maglia nei musei di Londra. (crochettare, si dice così, no?) 

"Grazie al blog, sono stata contattata da Orietta di Paper Outlet, poi da alcune aziende per realizzare dei gadget con materiali di recupero. Ho iniziato così, con dei portachiavi e degli anelli creati con delle fettucce colorate.



Ora, oltre al negozio e alle collaborazioni, Claudia tiene laboratori nelle scuole, coinvolgendo i bambini in progetti sul riutilizzo dei materiali e degli scarti. 

"Gli scarti esistono. E grazie agli scarti immagino sempre moltissime cose...come non scartarli, ad esempio. 
L'ultima volta che ho tenuto un laboratorio per i bambini, nella sala c'erano questi cestoni di plastica pieni di rocchetti di filati mezzi vuoti – o mezzi pieni, dipende! Solo a vederli mi era venuta un'acquolina.... Ho chiesto al proprietario dello spazio di dare i rocchetti ai bambini. Ma me li sarei portati tutti a casa io! 
Ero già lì che mi vedevo a farne delle lampade stratosferiche, dei portavasi, dei portapenne...." 

Di nuovo la memoria torna ai miei lavoretti di bambina: un portapenne fatto col rotolo della carta igienica. Claudia, invece, i bambini li ha fatti cucire: si sono portati a casa degli astucci fatti da loro, bellissimi con le loro cuciture tutte di sbieco. 
"Durante il laboratorio, sentivo i bambini parlare tra loro.  Una diceva all'altra: Presto ti invito a casa mia, così cuciamo un po'! " 


Le chiedo come le vengano le idee per le sue creazioni. 
Abbandona il suo cuscino per la ventesima volta da quando abbiamo iniziato a parlare e apre un armadio alle sue spalle, tirandone fuori una scatola dal ripiano più alto. 
"Una volta, qualche anno fa, stavo guardando con mio marito un documentario molto bello, sull'architettura di certe chiese inglesi" inizia a raccontare e intanto apre la scatola. 
"A un certo punto mi sono alzata di scatto dal divano, così" mima la scena e devo dire che le riesce bene: mi sono immaginata il principio d'infarto che deve aver colto il marito "correndo, quasi, e dico: Faccio una borsa coi calzini spaiati! "

La tira fuori dalla scatola in tutta la sua magnificenza e non posso far altro che pensare che, in effetti, è proprio così che nascono le idee. Facendo altro



"Certo, quando faccio le cose su ordinazione ho un approccio più scientifico" ride "E comunque le idee mutano mentre lavoro. Inizio in un modo, poi disfo, cambio. 
Le cose nascono mentre le faccio.
La scatola rivela ricordi ed esperimenti di epoche passate, come la cuffia per la doccia nata da un ombrello colorato. Che all'occorrenza, decido, può diventare anche un basco. 




Da ombrello colorato a cuffia per la doccia...

...ma anche come basco non è male.
Quello delle idee è un mondo vasto, mutevole, imprendibile. 
Potremmo parlarne per ore, perse tra un rotolo di stoffa e mille cerchietti di rame. 

"L'ultima volta che sono stata a Londra alla ricerca di mercatini, ho pensato che non mi interessa più soltanto osservare un progetto già fatto e finito. Vorrei riuscire ad arrivare a quello che c'è stato prima, allo spunto da cui è partita una persona, un artista, un artigiano, per arrivare a sviluppare la sua idea. 
Non il come l'ha fatto, ma l'origine, la fonte prima dell'ispirazione.  Che poi è l'arte stessa o la natura."

Mi guardo intorno e vedo trame, luccichii, linee, arzigogoli. 
Il laboratorio di Claudia è come un giardino caotico brulicante di vita.


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Artefatti Clod - contatti

instagram: artefatticlod


lunedì 16 marzo 2015

Se no me lo dimentico 3 - di scrittura e di quaderni

Tra le espressioni d'uso comune “Il tempo è tiranno” e “Il tempo vola” preferisco senza dubbio la seconda: più poetica, più leggiadra, ti fa sentire che, volendo, potresti metterti a volare anche tu. 
Ma, poetico o meno che sia questo tempo che fugge senza nemmanco salutarti prima, rimane il fatto che, carino lui, non ti dice dove se ne va. 
Aggrappato alle setole della scopa, dopo che hai spazzato tutta casa (un bilocale)? Sui davanzali, dopo che ti sei fermata sospirando ad ammirare il tramonto che scendeva lento tra i rami degli alberi e le loro prime gemme? Sotto le scarpe, triturato mentre camminavi andando al lavoro? 

Questo incipit a metà tra il proverbio popolare e la filosofia da pianerottolo solo per dirvi che no, non ho ancora avuto modo di decifrare la mia scrittura e trascrivere l'intervista fatta la settimana scorsa e che sì, probabilmente avrò modo di farlo nei prossimi giorni, ma che, o lettori, non vi lascerò orfana di me, non oggi. 


Bella scrittura

ovvero
Se siete alla ricerca del font perfetto ma non lo trovate mai, 
magari è perché il destino vi chiede di crearne uno.

"Norma, tu che scrivi bene..." è una delle frasi che mi sento ripetere più spesso dacché ho imparato a tenere in mano la penna. E no, non si riferisce alle mie presunte qualità di scribacchina, bensì alla mia grafia.

Un minuto di raccoglimento, prego.
Vorrei capire come e dove è nata questa leggenda che io abbia una bella scrittura. Non ce l'ho.
Chiunque abbia fatto le scuole o abbia condiviso un pezzo di tavolo con me sa che la mia grafia è incomprensibile ai miei stessi occhi. L'esempio sopra riportato sembrerebbe darmi torto, ma è semplice apparenza: nella prima pagina di un quaderno nuovo sono sempre ordinatissima (e a 10 anni scrivevo un po' meglio di adesso).
Ho sempre pensato che questa del "Norma, tu che scrivi bene..." fosse una scusa accampata da mia madre prima, da taluni miei colleghi poi, per evitare di scrivere loro e, che ne so, buttare giù due righe per il biglietto di Natale dei parenti o salire in bilico su uno sgabello rischiando di accasciarsi sulla macchina del caffè per scrivere il menù sulla lavagna. Ad esempio. Ma queste sono solo mie supposizioni.

Ciò non toglie che ora che ho scoperto che esiste questo sito in cui si può fare della propria scrittura un font, io non provi a cimentarmi. E a reinventare il cuneiforme.


Quaderni Aperti

ovvero, 
i tesori nascosti nei quaderni delle elementari

Il ritratto di Carmine - quadernini.tumblr.com
Lo ammetto candidamente: Quaderni Aperti è uno di quei progetti che avrei voluto inventarmi io. Quanto sarebbe stato bello svegliarsi una mattina e dire "Bene, da oggi comincio a raccogliere quaderni di scuola. Diciamo pure...dai primi del '900 ai giorni nostri. Sì, lo faccio, creo un archivio immenso e me li leggo tutti".

Quaderni aperti - raccolta e condivisione di memorie scolastiche fa esattamente questo.
Il loro sito si apre con una domanda semplicissima: "Hai conservato i tuoi quaderni di scuola?"
Ricordi che si schiudono a milioni.
I pensierini.
I temi.
I cancellotti ("Brava, ma quanti cancellotti!")
Il disegno del formicaio e quello del cervello di cui ero orgogliosissima.

Sì. Li ho conservati.
Da qualche parte, non so più dove - nella cantina dei miei? Mi conoscono abbastanza da sapere che prima o poi andrò da loro sfoggiando il mio migliore sorriso di cristallina ingenuità chiedendo "Ma i miei quaderni delle elementari...non è che sapete per caso dove sono?"
Devo riesumarli immediatamente. Subito. Ora.

Più di 600 quaderni raccolti finora, nonsoquante pagine scansionate, incontri, reading e progetti futuri: Quaderni Aperti è un'idea che mi fa sbrilluccicare gli occhi. 
Perché sono qui che mi vedo ad affondare le mani, il naso e la faccia in mezzo a quella catasta di carta, di pensierini, di disegni, di storie... Di ricordi che, una volta usciti dalla penna, sono di tutti. 
Perché nei racconti dei bambini di qualsiasi epoca ritrovo sempre una dolcezza pura e meravigliosa, che mi incanta, che mi fa fermare. 
E che mi fa anche lietamente sbellicare dalle risate.


Quaderni aperti: una manciata di contatti
Il sito dell'associazione: www.quaderniaperti.it
Il blog dove vengono raccolta alcune pagine dai quaderni di scuola: quadernini.tumblr.com
Una (davvero) bella intervista a Thomas Pololi, fondatore dell'associazione: www.frizzifrizzi.it


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Se no me lo dimentico è una rubrica a cadenza vagamente settimanale indefinita che raccoglie piccole cose, idee e suggestioni trovate in giro per il web o in giro per la strada. 
Perché se no me le dimentico

martedì 3 marzo 2015

Interviste tra le nuvole

Ovvero quattro chiacchiere senza scaletta 
con persone che mi piacciono che fanno cose che mi piacciono 




Le promesse le mantengo. 
Coi miei tempi, ma le mantengo. 
In questo post di luglio 2014 – ieri, quindi – avevo detto, tra le altre, testuali parole: 
"mi piacerebbe portarvi a conoscere certe persone che conosco io, così belle e ricche da lasciare stupiti." 
Stava iniziando lentamente a balenarmi l'idea di fare delle interviste

Era un periodo in cui provavo a riflettere un po' su questo blog, su cosa significasse per me scrivere pubblicamente, sapendo che qualcuno ogni tanto ti legge, anche se magari stava cercando solo "Come fare le nuvole sul soffitto" e, mannaggia a 'sto titolo, trovava me. 
Provavo a chiedermi "Cosa vorrei che fossero queste pagine? Cosa mi piacerebbe raccontare?". 
In quel post ero giunta alla conclusione che penso sia giusta per me: in questo blog io voglio parlare di cose azzurre
Sono cose libere e vagolanti, le cose azzurre, leggere leggere, come il canto dei merli in questi giorni, quando esco di casa la mattina presto. Loro, tutti affaccendati, che l'avvertono sempre per tempo, la primavera. 
È una scelta precisa, anche se vaga, e in questa contraddizione c'è tutto il mio mondo.

Ultimamente ho cercato da qualche parte dentro di me quella cosa che si chiama coraggio e ho iniziato a contattare queste belle persone di cui sopra. Perché ho i miei tempi, ve l'ho già detto, e devo prendere la timidezza e mettermela sulle spalle come un bel mantello, da far frusciare al vento. 
Ne ho contattate un paio, per ora, e ho detto loro "Ma se ti venissi a trovare e facessimo quattro chiacchiere, io e te? Tu mi parli di quello che sei, di quello che fai, nel frattempo io vago nel tuo spazio" che sarebbe poi il mio ideale stesso di conversazione. 
Forse le ho anche chiamate interviste, conoscendomi devo aver detto pseudo-interviste, ma è ovvio che non lo saranno mai. 

L'unica volta in cui ho provato a fare un'intervista nella mia vita avevo 10 anni e avevo appena trovato dei bellissimi fogli A4 color papiro, al che decisi che nella vita avrei fatto la giornalista. 
Allora presi da parte un mio cugino grande come primo campione per un sondaggio sui gusti alimentari e gli sfoderai la mia tesi nata da ricerche sul campo e profonde riflessioni: 
"Allora, a tutti piace il cioccolato" 
"A me non piace" mi rispose. 
La delusione fu tale che abbandonai subito la professione giornalistica per dedicarmi immediatamente alla poesia crepuscolare. 
È ovvio, quindi, che il mestiere del giornalista non faccia per me. 

Ma succede che di cercare belle storie da raccontare non possa proprio farne a meno. 
E così nasce questa Fantomatica Terza Rubrica


Interviste tra le nuvole
ovvero quattro chiacchiere senza scaletta 
con persone che mi piacciono che fanno cose che mi piacciono

Scelte a mio insindacabile giudizio, saranno persone capaci di creare, di trasmettere, di narrare, di lasciarmi sorpresa, naso all'aria, come una bambina. 
E che mi piacerebbe tanto che conosceste anche voi. 





PS - La scelta del quaderno
Alla fine, ehm, come dirlo, a voi che, su Facebook e Instagram, avete partecipato così appassionatamente alla mia ricerca del quaderno perfetto, che non ho scelto nessuno di questi
È che l'agenda della banca del 2000, pur con la sua copertina tinta unita color Terra di Siena bruciata, aveva pagine così larghe e comode, perfette per un'intervistatrice grafomane che non ha idea di cosa sia un registratore, che non ho potuto lasciarla lì.
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