E no, non è una lista di cattivi sentimenti, non è un decalogo di nefandezze, non comprende orrori, disastri ambientali, guerre.
No.
È – semplicemente – una lista di parole brutte.
E per brutte intendo non sincere. Non limpide. Mute.
Parole che non raccontano nulla. Riempitivi, convenzioni, colpi di tosse nel mezzo di una conversazione: servono solo a prendere tempo, ad occupare spazio.
Creano l'illusione che ci sia qualcosa sul foglio – qualcosa nell'aria, se si sta parlando – quando in realtà non si sa cosa dire. O quando non ce'è proprio nulla da dire.
Queste parole a volte mi tocca leggerle. A volte – dolorosa ammissione – le ho pure usate.
A nulla vale dire che ancora ero acerba, ancora non comprendevo che la sincerità tende a sparire, per quanto è trasparente: già lo sapevo, che quelle parole non mi piacevano.
Eppure le ho usate. Le ho usate perché erano semplici, erano una scappatoia, mi evitavano di pensare, di cercare.
E poi vedevo che tutti le usavano e quando ho iniziato a lavorare come scribacchina, non sapendo bene dove appigliarmi, ho preso ad imitare quello che facevano gli altri.
Ma ora mi cospargo il capo di cenere e prometto che non le userò più.
Del resto, se nel Natale del 1995 mia zia mi regalò un Dizionario dei sinonimi e contrari era perché imparassi ad usarlo.
Lista delle parole e dei sintagmi che non ho più intenzione di incontrare sul mio cammino - ma proprio mai più
- know how
- di ultima generazione
- all'avanguardia
- sfida
- strategia
- vincente
- comprovato
- efficiente
- team
- produttivo
- esperienza maturata
- consolidato
- affinché
- vantare
- avvalersi
- scoprire (soprattutto all'imperativo: Scopri!)
- etc etc etc
Ora vi propongo un giochino: scrivetemi un testo a partire dalle parole elencate.
Scommetto che ne verrà fuori la presentazione di una qualsivoglia azienda leader sul mercato.
Provare per credere.