giovedì 25 febbraio 2016

Mettetevi comodini


Oggi sono ospite del blog di Marina di interno storie, che vi porta a visitare il mio comodino.

Sono un tantino emozionata, non ho nemmeno messo in ordine prima!



Comodini è una rubrica che incontrato subito il mio entusiasmo e alla quale sono davvero felice di partecipare. Nel mondo in cui di solito vivo, gli oggetti hanno una loro anima, pure piuttosto esuberante, quindi non potevo che essere contenta di dare una voce al mio comodino. Ho dovuto frenarlo a un certo punto, non avrebbe mai smesso di parlare.

martedì 16 febbraio 2016

Una manciata di caramelle




Le caramelle hanno paura quando mi vedono. 
Lo sanno perfettamente, nel momento stesso in cui cascano nella mia borsa: è questione di attimi, la loro vita è prossima alla fine. Conoscono bene il loro destino le liquirizie, le caramelle alla cannella, lo zenzero candito e le Galatine, ma pure le Fruit Joy viola non scherzano, soprattutto se le devi litigare con chi condivide il pacchetto con te. 

Oggi ho bisogno di caramelle. Tante caramelle. Una quintalata di caramelle. 
Reali e metaforiche.
Ho bisogno delle caramelle dei miei ricordi: le immancabili Rossana della nonna, il sacchetto di caramelle all'orzo prese con mio padre un pomeriggio di un miliardo di anni fa in un paesello in collina e terminate prima di giungere a valle, le caramelle che il nostro vicino ci portava quando eravamo bambini e che avevano gusti assurdi (quelle al rabarbaro piacevano soltanto a me). Le collane fatte di zuccherini dai colori pastello, che secondo me sapevano di sapone. Le liquirizie gommose che l'insegnante di pilates tiene in un cestino in palestra e che sono una delle ragioni per cui mi sono iscritta lì e non altrove. 
Ne spargo una manciata su questa pagina, per me, per voi, da scartare in caso di bisogno. 

Caramelline in sala d'aspetto 
selezionate con cura per il vostro palato dalla sottoscritta 

ricordati di scegliere: Valeria del blog l'inventore di mostri e Enrica Trevisan ci lasciano un regalo, che io ho molto gradito e che già vedo bene nella mia agenda bislacca. Valeria dice anche che le concidenze no, non esistono, e io in effetti le do ragione. 

gocce gentili: manco fossi un incrocio tra Pollyanna e un Miominipony, voglio continuare a credere che la gentilezza, la dolcezza e il sorriso siano più forti di qualsiasi meschinità. Ecco perché trovo davvero bello il progetto gocce gentili di Tulimami

Treedom: amo gli alberi, anche se non li so riconoscere, e quando a Natale mi è stato regalato un albero di cacao, non stavo in me dalla gioia. 

gratta e vinci: il gratta e vinci non fa parte delle mie abitudini, ma le rare volte in cui ne gratto uno, non vinco mai. Evidentemente non capita solo a me

M'lady: ho scoperto da poco il favoloso mondo di Downton Abbey, che ha su di me l'effetto di un pacchetto di caramelle: devo andare avanti finché non l'ho finito. Per quale motivo mi stia appassionando alle vicende di persone che non devono fare nulla per guadagnarsi la propria vita – tanto più che, per una mia tendenza alle pose altezzose e un pochino snob, mi identifico in Lady Mary – non so del tutto spiegarmelo, fatto sta che ogni volta che inizio a guardarlo mi si spegne il cervello, e questa mi pare una motivazione più che soddisfacente. 
Intanto, per chi morisse dalla curiosità, eccovi i test “Quale personaggio di Downton Abbey sei?”: per lasciarsi aperte tutte le possibilità, potete scoprire chi siete sia ai piani alti sia nella servitù.


lunedì 1 febbraio 2016

Celeste e violetto


Stasera raccolgo giorni a manciate. Ci trovo in mezzo vestiti sparsi, libri ammucchiati gli uni sugli altri, non so quanti quaderni, piatti da lavare, pensieri aggrovigliati, una canzone, oggetti pesanti e cose leggere, tantissime voci, tantissimo silenzio. 
L'anno scorso è stato un anno in disordine. 
È stato un anno complesso. 
Complesso è un termine magnifico perché può assumere qualsiasi significato. Ad esempio, amo dire che il mio è un carattere complesso ed evitare così inutili circonvoluzioni per spiegare che sì, è vero, sono alquanto scorbutica, nervosa e incazzereccia, ma ho le mie buone ragioni per esserlo. 
Guardo la mucchia di ciarpame che ho appena raccolto. Quando si tratta di frugare, vado in fibrillazione. Anche quando ogni piccolo oggetto dal quale soffio via la polvere è un singhiozzo trattenuto. 
C'è un'immagine che occhieggia nel mucchio. La prendo con me, una cartolina per il futuro.





Il cielo è celeste e violetto, mentre mi avvicino alla macchina. Cala la sera lentamente, è primavera piena. Mi siedo, parto, apro il finestrino e all'improvviso sono senza peso. 
"Home alone and happy/ Nothing brings me down" canticchio con la mia voce sottile e stentata, non ho acceso la radio, nemmeno ci penso. Ho in mente questa canzone che amo e la canto. Perché lo faccia, perché proprio quella, da quel giorno in poi me lo sono domandato spesso. 
Ho una meta – il lavoro, gli impegni, le cose da fare. So cosa sto raggiungendo. So cosa ho appena lasciato alle mie spalle. Eppure continuo a cantare. 





"The night is lush the air is still/ Nothing brings me down" 
Senza saperlo, ho preso i macigni che mi portavo appresso e li ho lasciati cadere, uno a uno, dal finestrino, come se la macchina fosse una mongolfiera. Per primo, il più pesante di tutti. La leggerezza è una bella invenzione. 
“The windows are open, the flies are in/ Nothing brings me down” 

Ripongo la cartolina nel mio diario. È lì che tengo le cose che voglio portare sempre con me.
Un cielo celeste e violetto. Uno sguardo – il tuo. La comprensione senza parole.




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