lunedì 25 gennaio 2016

Il mio primo libro


Maggio 1993, le ultime giornate della prima elementare.
La maestra Rosa ci chiamò tutti quanti alla cattedra. Eravamo una classe piccolina, dieci bambini o poco più, in quell'ameno paesello circondato da colline.
"Questi sono i vostri premi" ci disse "Sono per voi, uno per uno." Chissà che concorso avevamo vinto, nemmeno se mi impegno riesco a ricordare.
Sulla cattedra erano sparsi libri dalle copertine coloratissime, che ci vennero distribuiti in maniera del tutto casuale. Ma io ne avevo subito puntato uno. La copertina mi aveva attirata terribilmente. 
Destino volle che il libro che mi venne consegnato presentasse qualche mancanza – i giochini in fondo, presumo – e che io, timida ma caparbia, lo facessi prontamente notare. Destino volle che, tra i libri rimasti a languire sulla cattedra, ci fosse anche quello che ormai consideravo il mio. E così l'ottenni. 
Talvolta mi chiedo come sarebbe cambiata la mia vita se mi fossi tenuta quell'altro.




Il mio libro era Quando Ba Lena era tanto piccola di Alberto Moravia. Naturalmente all'epoca non avevo idea di chi fosse Moravia – era ancora lontano il tempo in cui mi sarei dovuta leggere tre suoi romanzi in due settimane per un esame universitario, evento al seguito del quale decisi "Moravia, nella mia vita mai più" – l'unica cosa che sapevo era che quella balena paffutella in copertina, con le guanciotte rosse e il fiocchetto sulla pinna, ora era in mio possesso. Ero felice che i protagonisti del mio libro fossero degli animali e non esseri umani, fossero stati pure Re e Regine.




Portai il libro in vacanza con me, a casa dei nonni materni. Lo lessi nel loro salotto, seduta in terra col libro aperto sul divano. Ricordo con molta chiarezza la soddisfazione che provai una volta finito.
"Ho finito il libro, ho finito il mio primo libro!" lo dicevo a tutti, credo. La felicità di questa nuova scoperta si accompagnava però ad un altro sentimento, molto profondo, che mi è entrato nelle viscere e non mi ha abbandonata mai più: la dolcezza della malinconia.

Ora, non so se voi abbiate mai letto questa storia. È bellissima, ma è anche, probabilmente, la storia più triste di questo pianeta. Ero combattuta: mi piaceva tanto, gli animaletti avevano nomi adorabili (Ba Lena, Ci Cogna, An Guilla...) eppure aveva un finale così straziante da essere inaccettabile. Infatti, in fondo al libro si ritrova un mio tentativo, in un tenero stampatello sbilenco, di riscrivere il finale, in modo che fosse felice, che finisse bene per tutti. Destino volle che l'ultima pagina del mio finale riscritto sia andata perduta, e con essa la memoria della mia prima prova di scrittrice.




Da allora ho cercato libri in continuazione. Le elementari sono state il mio periodo di lettura gioiosa, divoravo un libro dopo l'altro, le storie non mi bastavano mai. Li stanavo in casa. Li scambiavo con la mia amica del cuore. Andavo a trovare i vicini di casa: la figlia più grande aveva messo a mia disposizione la sua libreria. Con quale sorriso scampanellavo alla loro porta e al "Chi è?" rispondevo "Io!" con tutta la spavalderia dei miei 8 anni.
Avrei avuto a breve un nuovo libro da leggere: cosa potevo desiderare di più?

Il mio primo libro
Quando Ba Lena era tanto piccola di Alberto Moravia
Illustrazioni di Daniela De Luca
Giunti & Lisciani Editori
Collana C'era o non c'era

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Qualche giorno fa, Marina del blog interno storie (che fino a poco tempo fa si chiamava littlemissbook) ha scritto un post dedicato al suo primo libro. Stavo per scriverle un commento, ma mi sono accorta che non mi bastava lo spazio (ah, i ricordi mi rendono logorroica). Allora le ho risposto con un post: è stato bellissimo tornare con la memoria a quei momenti, alla gioia senza parole della scoperta.
Ora tocca a voi: qual è stato il vostro primo libro? Perché non ce lo raccontate? Io e Marina aspettiamo le vostre storie, sui vostri blog e su Instagram con l'hashtag #ilmioprimolibro.

mercoledì 6 gennaio 2016

I miei buoni propositi per il 2016



Come tutti noi ben sappiamo, i giorni a cavallo tra la fine di dicembre e l'inizio di gennaio in realtà non esistono. Sono una sorta di limbo, un pianeta sospeso, fatto di puro pensiero, con la sola funzione di darci del tempo per stilare le nostre liste di “Un anno è appena passato: cosa ne è stato?” e soprattutto di “Un anno nuovo sta per cominciare: sarò una meravigliosa persona nuova e manterrò i miei buoni propositi ben oltre il 7 di gennaio”

Bene, anche io ho stilato la mia lista di buoni propositi per il 2016. È stata un'operazione così intensa, ragionata e profonda che mi ha portata a produrre una e una sola voce, ma così pregna di significato che ne sono quasi commossa: 


Piantarla di iscrivermi alle newsletter 


Ho preso questa decisione solenne dopo essermi iscritta ad un corso in dieci puntate su come raggiungere il minimalismo in tutti gli ambiti della propria esistenza (si ode una risata in lontananza). No, non l'ho raggiunto, naturalmente.

In tutta onestà, non so cosa mi spinga a farlo. La curiosità? Il continuo bisogno di stimoli nuovi? La necessità viscerale di abbeverarmi alla fonte del sapere? 
Fatto sta che sono iscritta ad un numero di newsletter insostenibili per qualsiasi essere umano, pure dotato di una discreta velocità di lettura. Perché mai, ad esempio, mi dovrebbero arrivare settimanalmente dei video sullo yoga? Che l'unica volta che ho provato a fare yoga da sola in casa mi sono pure incriccata la schiena? Ecco, è una questione di coerenza con se stessi. 

Per cui: una scelta di buoni propositi coraggiosa, lo so. Tanto, voglio dire, lo so già che non riuscirò ad andare in palestra e a mettere in ordine casa tutte le settimane.


Auguro a tutti un 2016 felice e mirabolante, imperfetto e mutevole, sincero e senza schemi. O, se proprio ci devono essere, che abbiano almeno qualche scarabocchio.



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