martedì 15 ottobre 2013

Il culto delle immagini. Finte.

Sono irritata. 
Estremamente, aggiungerei, proprio per essere puntigliosa. 
Non solo: sono pure un po' inebetita, se è possibile far convivere le due cose. 
Devo cercare immagini per un sito internet. 
Lo so che esistono al mondo cose più irritanti: le meduse, ad esempio. L'ortica. Ma sono irritanti in un modo che è loro congeniale, sono irritanti perché devono esserlo. Come me quando correggo qualcuno arricciando il naso. Non in maniera del tutto superflua, come un sorriso apertamente finto. 

Esiste un mondo fatato: quello delle immagini a pagamento per i siti internet. Chi produce suddette immagini e chi le cerca sa di cosa parlo. Ogni tanto mi capita, per l'appunto, di doverle cercare. 

All'inizio è divertimento puro, è curiosità, è l'allegra risata che mi porta ad esclamare, una foto sì e una no, “Ma tu guarda che simpatica interpretazione di prevenzione incendi/signora che beve il tè/corsi di formazione per il lavoro che hanno dato questi fotografi!”.  
All'inizio potresti pensare di aver trovato il tuo passatempo preferito. 
Poi, ad un certo punto, chiedi pietà. 
Dopo il milionesimo sorriso a denti appena lucidati e fossetta all'angolo della bocca, chiedi pietà. 
Dopo la centesima stretta di mano poderosa con polsino bianco e giacca antracite, chiedi pietà. 
Dopo il miliardesimo gruppo di lavoro della Benetton, che si sganascia di risate indicando un grafico a barre viola e arancioni, chiedi pietà. 
Pietà per i miei occhi cercatori di bellezza. E di sincerità, che è la stessa cosa. 

Mi viene da chiedermi cosa accada, nella mente di una persona, quando apre un sito, uno qualunque, e vede quello splendido sorriso, che magari qua pubblicizza l'aspira-acari a vapore e di là promuove una ditta di autospurghi. 

Dovrebbe sentirsi accolta? Riconosciuta? Dovrebbe ricordarsi di prendere appuntamento dal dentista? 
[A tal proposito – del dentista, intendo – mi è ritornato in mente questo articolo letto un po' di tempo fa sul blog di Giovanna Cosenza e che tratta del medesimo argomento (Ne approfitto per consigliarlo, il blog. Si chiama DIS.AMB.IGUANDO ed è una delle mie tappe fisse, quando passeggio per il web).]

Mi viene da chiedermi perché ci siano tutte queste mani che disegnano cerchi nell'aria, attorno a parole come “Fiducia”, “Crescita”, “Autostima”. Innovazione. Sostenibilità. Gruppo. Anzi, no, Team. Mi viene da chiedermi se siano da leggere davvero o abbiano la stessa valenza di uno svolazzo fatto con la penna, lì nell'angolo del foglio, mentre sei al telefono. 


Il problema è che, dopo un po', a forza di prosciugarmi gli occhi su queste immagini, la testa mi si svuota e non mi viene da chiedermi più niente. Diventa quasi normale. 

Solo che irrita, come un vestito di un tessuto ruvido di cui ti rendi conto veramente solo a fine giornata, quando lo togli e la tua pelle è un bel festino di eritemi. 

Mi sono stancata delle cose false.

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