giovedì 25 giugno 2015

Se no me lo dimentico 4 - un ricordo, un viaggio e un quaderno

Dopo un paio di ere geologiche, torna la rubrica Se no me lo dimentico!
Siam giunti alla puntata numero 4, che è guarda caso il numero delle foglie del quadrifoglio, se mai mi capitasse di trovarne uno.

Per l'occasione, ho scelto di soffermarmi su tre blog, tre di quelli che seguo sempre col sorriso.
Tre blog che oggi mi parlano di un ricordo, di un viaggio e di un quaderno - che poi, a pensarci bene, ogni cosa finisce in un quaderno. Finisce e inizia, almeno per me.



Fiori, quaderni e una bellissima collana realizzata da Emma Atelier.

L'oggetto del desiderio

Ne ho uno con la copertina di sughero.
Uno con una bussola sconclusionata circondata da mappe.
Uno con le pagine fatte con la cacca d'elefante.
E poi ne ho tanti, la maggior parte, fatti di carta.
Ma come questo no. Come questo proprio non ce l'ho.

Alessandra (Sorriso a 365 giorni) ha un quaderno fatto di pietra.

Un viaggio letterario in Basilicata


Marina (Littlemissbook) racconta la sua visione di Matera e della Basilicata, una terra "azzurra di cielo quando il vento e le nuvole non la sorprendono".
E lo fa attraverso i libri e gli autori che la narrano e la rappresentano, in un viaggio reale e letterario.

Mi fa venire in mente le volte che ho cercato la mia città nei libri, nei racconti, per ritrovarne un'immagine nuova e antica insieme, diversa. E questa ricerca potrebbe rivelarsi infinita, se solo davvero la iniziassi (la mia città è un'altra, ma è sempre sud, e il sud ha questo suo strano richiamo di sirena, al quale devi cedere, prima o poi).

Studiose per passione


Luisa Carrada (Il blog del mestiere di scrivere) torna indietro il tempo, agli inizi del '900, per raccontare la storia delle "eroine familiari del diritto allo studio": la nonna Anna e sua sorella Maria. Una storia delicata e timida eppure innervata da un'ostinazione fremente. E la si sente scorrere, questa passione per lo studio, ancora adesso, ancora dopo tutto questo tempo.


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Se no me lo dimentico è una rubrica che nelle intenzioni voleva avere una cadenza settimanale, ma poi si è scontrata con la mia totale incapacità di tenere fede agli impegni presi. Sarebbero piccole cose, idee e suggestioni trovate in giro per il web o in giro per la strada, perché se no me le dimentico. 
Cosa che puntualmente accade.

sabato 13 giugno 2015

Sono arrivate le gru

“Ti aspetto più tardi, ma non prima delle 6” 
Così mi dice ed io eseguo. Nemmeno mi chiedo il perché. Sono curiosa, certo, ma preferisco scoprirlo dopo, di cosa si tratta. A volte mi piace che le cose scorrano. 




Esco di casa volando, nel pomeriggio torrido del 2 giugno. Le biciclette sfrecciano verso il parco, io vado nella direzione opposta, verso le vie del centro. 
Ho un unico desiderio, al momento, e decido di esaudirlo subito: prendo un gelato. 
Non si possono avere pensieri tristi, mentre si mangia un gelato. Io, la gonna lunga che si arriccia al vento dei miei passi, la mia borsa sempre troppo pesante.
Arrivo, quasi. 
I miei occhi a istinto si spalancano verso l'alto, cercano dall'altro lato della strada. 
Sono le 6 e 10. 
E le vedo. 
Volteggiano. 
Sono così bianche, investite dalla luce del sole, da non crederci. 
Così lieve è il loro movimento, così calmo. Un'oscillazione infinita, percettibile appena, un tempo lento e quieto, come il respiro di chi scivola nel sonno. 
Pare che galleggino. 
Che intorno a loro non esista nulla se non il silenzio di un pomeriggio d'estate, fatto solo d'acqua e d'aria. 




Entro col cuore in trepidazione. 
Mi fermo, le guardo. 
Un biglietto minuscolo mi dice quello che sentivo e speravo: sono per me. 
Le gru si sono sospinte fino a qui e ora animano il soffitto coi loro brevi voli di carta. 

Montserrat mi aveva già regalato delle gru – sono sempre pronte a comparire nelle fotografie che scatto nell'unico angolo condivisibile di casa – tutte colorate per mia esplicita richiesta. 
Questa volta, invece, non le avevo chiesto proprio nulla. 
Ma, alle volte succede, le persone decidono di volerti sorprendere.
Si prendono un momento della loro vita e pensano a te. Scelgono un gesto, con cura, e te lo dedicano.
Sono ferma all'ingresso del locale e le gru si muovono piano.
Quel volo bianco, silenzioso, puro, sopra la mia testa – quel mondo semplice e incontaminato – è la mia immaginazione che si dischiude. Senza scalpiti. Che fiorisce. 
Che crede sia possibile. La pace.






E allora sono io, adesso, che mescolo il vociare in lontananza con i primi sogni, che cedo al peso delle palpebre e al fresco delle lenzuola, che divento bianca, candida, fatta solo d'acqua e d'aria. 
Volteggiano.

Lei sa.  
E questo è l'importante.


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