Incontrarsi a metà strada mi piace
sempre molto. È un po’ una gara, mi fa affrettare il passo per
riuscire ad arrivare un po' più lontano della metà, e festeggiare
dicendomi “Ho fatto prima io!”. Ma soprattutto è una sorpresa,
mi fa camminare ad occhi spalancati, col sorriso, mentre allungo la
testa dietro ogni angolo, per scorgere se l'altra persona arriva.
Di certo è una soddisfazione, perché
la metà la supero sempre.
"Una passeggiata vi va?" Era il cielo a
chiederlo, era la primavera, per niente timida, per il giorno del suo
ritorno. E la primavera si festeggia con un gelato – no, non c'è
altro modo. "Per me alla stracciatella, grazie."
Di chiacchiera in chiacchiera, il
cappotto al braccio, la sciarpa legata alla borsa, ci siamo inoltrati
nelle vie del centro, finché non ci siamo persi.
René si era infilato in qualche
cunicolo a fare fotografie, io avanzavo piano, un passo al sole un
passo all'ombra, e ogni finestra e ogni mattone hanno preteso la
mia attenzione. “Guardaci” hanno sussurrato. Ci tenevano davvero.
Allora li ho guardati e a un certo punto mi è sembrato di essere in
un posto nuovo.
Ho visto comparire una torre, e una finestrella sopra un tetto, in una via che ho percorso almeno 730 volte, andata e ritorno, per un anno intero.
Ho visto un locale serale aperto nella
luce del pomeriggio, le sedie ribaltate sui tavoli, i bicchieri e le
bottiglie in fila nell’ombra, custodi di un silenzio e di una calma
momentanei, ma che richiamavano già un vociare sommesso, un
tintinnio di vetri.
Alzando lo sguardo ho incontrato i
palazzi riflessi sulle finestre, una tenda turchese, una libreria
invitante, in un appartamento. Ho visto una casa bianca con la porta
verde, con un nano a fare la guardia, pendagli trasparenti appesi
alle finestre del piano di sopra, e per un attimo, con la mente, mi
sono trasferita lì.
Dentro di me si è fatta la quiete.
Potrei essere ovunque, mi sono detta.
Abito in questa città da un numero sconsiderato di anni, eppure ora
potrei essere ovunque. Non conosco questo posto, non lo posso
giudicare. Non conosco la vita dietro quelle belle tende. Non ho mai
visto lei, lei non ha mai visto me.
Ho recuperato dalla borsa l’unico
mezzo con fotocamera di cui sono fornita e mi sono messa anch'io a
scattare delle fotografie. Così, per provare a guardare le cose dentro un rettangolo.
La nostra
passeggiata procedeva in silenzio, in rilassante solitudine
condivisa, quando un gruppo di signore ci ha superato,
dicendo, con sorridente convinzione: “Questi sono turisti”.
Turisti. Sì. In un certo senso, sì.