La prima nuvola è quella che vedo alzando la testa. È esattamente come una nuvola dev'essere: bianca, batuffolosa, tondeggiante, simpatica. Mi strappa un sorriso di primo mattino.
La seconda nuvola è più sfilacciata, come quando provo a tirare via un pezzetto d'ovatta e invece non faccio altro che allungarlo all'infinito. È leggerissima, palpabile appena. Man mano che la guardo si dissolve.
Un
bel giorno, dopo la mia solita passeggiata pre autobus, mi sono
fermata. Il risveglio era stato dolce, dopo una notte insonne, dopo
pensieri difficili. Ed era stato dolce perché avevo visto zampettare
i merli nel parco.
Mi sono fermata e, come se l'avessi appena
scoperto, mi sono detta "A volte mi dimentico quello che ho e
quello che sono".
Ora, non ho le ali e nemmeno uno splendido
canto, e di questo me ne rammarico. Ma amo osservare gli animali
indaffarati, amo la pace che la loro presenza mi regala. E non è,
questa, una cosa che ho?
Ho
tante cose.
Sono
tante cose – e tutte in una volta, caoticamente.
Non
lo voglio dimenticare.
Una
bella passeggiata nel parco, in un giorno di sole. Una chiacchierata
senza timori, con una persona che ha davvero piacere di ascoltarmi.
Un libro nella borsa, che aspetta di essere aperto. Una persona che
sa farmi ridere. Un pranzetto preparato apposta per me.
Il
silenzio. L'irrequietezza. Quella sensazione di voler creare
qualcosa, che mi prende a volte, quando il cielo muta di colore e
l'aria è cristallina, e che di solito si dissolve in nulla, ma è
lì, è sempre la stessa sensazione da anni. Il voler essere ogni
cosa bella. Ascoltarti suonare e pensare: questo è quello che
suonerei io, se solo sapessi farlo.
La
forza d'animo. Il coraggio, nonostante tutto. La testa che si alza
dal cuscino, ogni mattina, la faccia che si guarda allo specchio e si
sorride. Una persona che ti conosce nel profondo, ma non ti rinfaccia
un bel niente: le vai bene così.
Questa
è la nuvola numero tre.
È
quella a cui faccio meno caso di tutte, perché se la guardo mi
spaventa. È quella che attende di esplodere in un temporale, per
diventare sereno, poi.