Siori e siore, oggi abbiamo il primo ospite tra le nuvole!
Ho chiesto a Marina del blog interno storie di partecipare alla rubrica I libri dei ricordi, dedicata ai libri dell'infanzia, quelli che hanno segnato non solo le letture successive, ma anche la nostra vita in maniera più o meno dirompente.Inutile dirvelo, qui tra le nuvole siamo molto felici, perché interno storie e i suoi consigli di lettura sono una nostra tappa fissa - da queste parti amiamo particolarmente le rubriche I Piccolini, Comodini e Bookingrammi.
Ora vi lascio ai ricordi di Marina: immaginateci sedute ad un tavolino mentre dissertiamo di libri dalle copertine vintage sorseggiando tè e unitevi a noi - faremo in modo di lasciarvi qualche biscotto.
La tarda infanzia. Esordisco così. Da piccola non leggevo, in casa i libri, esclusi quelli scolastici, non entravano neanche per sbaglio. Lo confesso con imbarazzo, ma alla propria storia familiare non si può rimediare. Però non è mai troppo tardi a rimettersi sulla diritta via.
Qualche mese fa ho raccontato del mio primo libro, avevo otto anni ed ero in terza elementare. È stata la mia iniziazione alla lettura. Prima di ritornare sulle pagine ruvide ci sono stati in mezzo tanti Topolino. Letti e riletti durante le noiose e torride estati, nell'attesa che arrivassero i cugini milanesi per dedicarsi ai giochi e ai tuffi. Mi sono anche appassionata a certi brani del libro di lettura, fino a dedicarci più del tempo del dovuto. Questa accadeva in estate, a scuola chiusa.
D’inverno faticavo, non trovavo alcun rimedio in quelle letture, un calvario che prevedeva le gare in classe dalle quali uscivo sempre sconfitta.
Il mio primo vero libro è stato Gli otto cugini, il meno conosciuto tra le opere di Louisa May Alcott. Non capivo perché la maestra, che mi aveva regalato Augusto il Pinguino, mi avesse assegnato proprio quello. Io, che sono stata sempre poco ribelle , ho accettato a malincuore.
Rose Campbell rimasta orfana, viene accolta nelle numerosa famiglia degli zii e di ben sette cugini maschi. Sacrilegio! Capirete che fin dall'inizio che la bambina avrà delle grosse difficoltà a interloquire con l’altro sesso.
Rose, dopo avere fatto un paio di smorfie a Debby, si infilò nel salotto cinese. Si ravviò i capelli poi, in punta di piedi, andò a spiare attraverso la porta socchiusa della stanza attigua. Poiché non vide nessuno e non sentì alcun rumore, entrò senza esitare: lo spettacolo che le si presentò la lasciò senza fiato. C’erano sette ragazzi in costume scozzese, tutti in fila secondo l’età, tutti biondi, tutti con gli occhi azzurri, tutti con un sorriso sulle labbra. E dissero con una voce sola: – Come stai, cara cugina? Rose sussultò, cercando intorno a sé una via di salvezza: lo spavento moltiplicava ai suoi occhi i sette ragazzi fino a riempirne la stanza. Ma prima che potessero fuggire, il ragazzo più alto uscì dalla fila e le disse gentilmente: – Non avere paura. Il Clan è venuto a darti il benvenuto. Io mi chiamo Archie e sono il Capo: eccoci ai tuoi ordini!Rose era mora con i capelli corti in mezzo a tanti bambini. Io non mi riflettevo in quell'immagine anche perché all'epoca avevo i capelli lunghi che detestavo, ma non pensavo minimamente di tagliarli. Vivevo sotto la stretta vigilanza di mia madre, che non tollerava mettere in discussione un caposaldo della mia identità.
Vi dicevo non avevo salutato con favore questa scelta, desideravo leggere Piccole donne. Il titolo seducente era sicuramente in linea con i miei gusti, preludio di una piacevole lettura. Finché la maestra, a lettura terminata, ci aveva consigliato di scambiarci i libri. Che gioia! Piccole donne l’ho divorato in pochi giorni. Con Jo è stato un colpo di fulmine, ma quante si sono immedesimate in lei per lo spirito d’indipendenza così acuto. Poi è stata la volta di Piccole donne crescono. Riletti entrambi qualche anno dopo. Lo ricordo ancora, mi fermavo sul quei racconti fino a tarda sera, gli occhi arrossati non erano un ostacolo all'avidità della lettura. A distanza di anni le sensazioni di complicità e coinvolgimento erano le medesime.
Sempre nel periodo degli scambi letterari avevo pensato di dedicarmi a Tom Sawyer, non sapevo neanche come si pronunciasse Mark Twain. Ma qualcosa è andato storto e l’ho accantonato. Circola anche Incompreso: ma non era entusiasmante fin dal titolo.
Erano volumi che provenivano dalla piccola biblioteca scolastica, ignorata fino in quell'occasione. Custodiva per lo più belle edizioni degli anni Cinquanta e Sessanta, dalle copertine spesse e illustrazioni discrete e dal sapore retrò. Cose che a quel tempo non apprezzavo e che attualmente nei mercatini acquisto. Fa proprio capolino tra questi I ragazzi di Jo, proseguimento del ciclo delle sorelle March.
Facendo un bilancio, sono stati pochi i libri nella mia infanzia, iniziando tardi a leggere ho saltato molte tappe fondamentali per passare direttamente a libri più impegnativi. Il mio non è stato un percorso lineare, ci sono stati periodi lunghi di sosta ma ogni volta che ho avuto in mano un volume ritrovavo l’antico magia della lettura.
Dopo Gli otto cugini, la mia famiglia si è allargata.