sabato 19 aprile 2014

"Alle luci bruciate e ai fiori, in febbraio" – mostra fotografica di Giulia Masci


Ricordo i tuoi polsi sottili sbucare come steli dalle maniche a sbuffo. 
Ricordo quelle mani da bambina, che nascondevano un segreto come si tiene tra le mani un pettirosso. 


Ho attraversato la casa dalle pareti stinte, sui muri gli aloni lasciati da vecchi quadri; sui mobili, che non mi sono mai sembrati così bassi, le riviste e i vecchi elenchi del telefono dalle pagine arricciate. 
Ho attraversato la casa dalle mattonelle ad arabeschi verdi e bianchi, dalla veranda sempre assolata, da cui una volta, se mi affacciavo, vedevo un gatto e le piante di limoni. 
Le cose che ti appartenevano sono rimaste dove me le aspettavo: le bottiglie di profumo che ti avevamo regalato, le nostre foto di quando eravamo bambini, le bomboniere nella credenza, di tutte le ricorrenze di tutti i nipoti.



Ogni cosa è muta. Il portagioie sul comò, sotto lo specchio opaco dalla cornice color ottone. Lo apro e mi accorgo che rivela una vita che non conoscevo, eppure che comprendo appieno: l'amore per le cose piccole, piccolissime, conservate con cura, al punto da avere timore di usarle, per non sciuparle. La collana di perle col gancetto rotto, una spilla a forma di chiave di violino. Un paio di orecchini di brillanti, a forma di fiore, che non ti ho mai visto indossare. Il talco, ancora chiuso nel suo barattolo – il talco è un balocco, è superfluo, lo si può solo guardare. 


Quel che amo di certi tipi di fotografie è la loro capacità di lasciarsi immaginare. Quel richiamo irresistibile a farsi esplorare. Allora accade che l'occhio si addentri e vaghi verso tutte le vite che si nascondono sotto la superficie. 

Ecco cosa mi è capitato con le fotografie di Giulia Masci: ho seguito la mia mente che si perdeva, appigliandosi ai pochi, sbiaditi frammenti di storie che mi stavano bisbigliando.


Un bianco e nero di una delicatezza disarmante. Ritratti dolci come lo sanno essere i ricordi. Solo che erano i ricordi degli altri, o i ricordi di nessuno. Erano ricordi immaginati, quelli che ti assalgono a volte, in una via, quando avverti le vite sprigionarsi dalle case.
Quelli che lievemente ricevi, mentre passeggi tra le scansie di un mercatino dell'usato, e lo sguardo si posa ora su un soprammobile in ceramica, ora su un baule spalancato. 
Quei piccoli dettagli appena appena nitidi, eppure così insinuanti nel farsi strada dagli occhi direttamente alla cassa toracica. Un merletto, dita che si intrecciano, il vento che sparpaglia i semi del soffione – istanti che appartengono ad un tempo che non esiste, che potrebbe essere sempre, potrebbe essere ovunque. 
Guardo le sue foto e, in silenzio, mi lascio afferrare. 


Le cornici stesse, una diversa dall'altra, sono un decoro, un orpello elegante, specie quelle più piccole, ovali. Mi sembrano amuleti, da tenere nella mano. 


Alle luci bruciate e ai fiori, in febbraio è la splendida mostra di foto di Giulia Masci – giovanissima, sorridentissima - inaugurata domenica 13 aprile al Cosmonauta (Forlì)
Le foto resteranno in esposizione fino a  domenica 27 aprile.



2 commenti:

  1. Sembra di immergersi in un'altra dimensione atemporale e altamente suggestiva... foto davvero capaci di regalare universi... fate sempre belle cose al Cosmonauta, se capito a Forlì (e farò in modo di capitarci perché non siamo nemmeno distanti!) verrò a trovarvi! :-)

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    1. Grazie Fragola ;) se passi da queste parti sei più che benvenuta!!!

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