venerdì 30 ottobre 2015

Paura del buio

Clack. 
La luce si accende. Il neon sfrigola sopra la testa. 
Sai che a un certo punto si spegnerà. Ma non sai quando. 
Devi fare in fretta, perché il buio ti ha sempre fatto paura. Non esageratamente, giusto un po', quel tanto che basta a farti pizzicare la nuca, a farti toccare la schiena per assicurarti che sia tutto a posto. Sai, no, come ci si sente in questi casi: come se qualcuno dovesse comparire all'improvviso dietro di te...



La cantina è gelida e a questo non ti abitui mai. 
Le mura sono ruvide, graffiano se solo ti ci appoggi un momento. Ti chiedi ancora una volta se hai con te tutto quello che ti serve. 
Il respiro si affanna, i sensi rimangono all'erta.

"Cosa sta succedendo qui?” 
Sobbalzi.  
La voce è forte, perentoria. Non lascia scampo.  
Lo sapevi, doveva succedere: qualcuno ti ha vista mentre scendevi. Forse ti ha seguita, ha spiato i tuoi movimenti, ha notato l'armeggiare delle tue mani nervose e tu te ne sei accorta solo adesso. Il cuore prende a craniate la cassa toracica, le orecchie sono in fiamme per la vergogna.  
Ti volti. E loro ti stanno guardando. Ti stanno sfidando. Con gli occhi dardeggianti sembrano volerti dire "Non dovresti essere qui, a casa nostra, nel nostro regno..." 

"Come ne esco, ora? Cosa faccio? Cosa dico" ti chiedi. E non lo sai, no, non lo sai. 

Poi, anche volendo, ora come glielo spieghi cosa ci fai in cantina con un coltellaccio da cucina lucidissimo in mano, mentre il tuo compare ti riprende con una telecamera? 





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