(ah, se ho sbagliato a scrivere, ditemelo).
Parte prima:
come cambiano le relazioni sociali quando si viene risucchiati
nel vortice delle serie
Fino all'anno scorso e per puro caso, le serie io non le guardavo. Non sapevo quindi che è possibile e del tutto normale: 1. Trascorrere un'intera serata interagendo solo con citazioni. Nel caso di Narcos, è necessario ostentare un accento vagamente sudamericano.
2. Comunicare le proprie emozioni via messaggio tramite meme a tema.
3. Organizzare un viaggio alla volta di Medellín con perfetti sconosciuti.
Parte seconda:
aumentare il proprio bagaglio di conoscenze
4. Scoprire cosa c'è di vero nella serie. 5. Imparare lo spagnolo con Pablo Escobar.
Ora, io in spagnolo so dire 3 cose: madrugada, basura e zumo de naranja. Adesso non mi resta che combinare queste poche parole con le locuzioni interiettive tipiche della serie e avrò così creato la mie personale lista di esclamazioni. Tipo, Hijo de zumo mi sembra perfetta.
6. Fare il classico test “Quale personaggio di Narcos sei?” . Risultare come l'Agente Murphy. Dare finalmente un senso al paio di baffi biondi appena ritrovati in casa.
Parte terza:
come gestire le ossessioni derivanti dalla fine della serie
7. Ascoltare la sigla a ripetizione. Sdilinquirsi senza vergogna. Creare una playlist di musica colombiana da utilizzare nei più disparati momenti della giornata – nonostante si sia soliti ascoltare tutt'altro.
9. Mettere sul comodino una foto dell'Agente Peña, per sentirsi protetti durante la notte. Nel frattempo, iniziare con le amiche un fitto smercio di immagini di Pedro Pascal.
10. Iniziare a guardare Game of Thrones (per la somma gioia di Stefania). Per le motivazioni - serissime - che mi hanno spinta a inoltrarmi in questo irto e doloroso percorso, ritornare al punto precedente.
Grazie a Javier Peña, stanotte dormirò sonni tranquilli |
Le serie fanno brutti scherzi!
RispondiEliminaIo mi sono tuffata ne "le regole del delitto perfetto" su netflix... da provare.
Baci
Francesca