giovedì 17 novembre 2016

Novembre e il kebab rivelatore




Dappertutto parlano già di Natale. 
Io vorrei godermi questo novembre incerto senza pensare a campanelle tintinnanti e batuffoli di ovatta sparsi sul presepe a mo' di neve – credo sia il ricordo più vivido dei Natali della mia infanzia, inutile dirlo che pure all'epoca ero insopportabilmente puntigliosa e contrastavo con cipiglio l'idea della neve a Betlemme, ma c'era sempre qualche parente che la spargeva a manciate. Il mio ruolo, comunque, era disporre gli animali, i pastorelli e i vari abitanti in maniera armoniosa, coi Re Magi che fino al 6 di gennaio si nascondevano dietro a una palma. Uno di loro era già in ginocchio, 'sto poveretto, per un mese intero, sotto le fronde, in mezzo alla neve. E resisteva. Vedi, Norma, cosa significa avere uno scopo? 
Ma io non volevo parlare del Natale e del ginocchio sbucciato di Melchiorre. 
Volevo parlare di novembre. Del limbo, quindi. Di una zona paludosa, affaticante. Del pantano attorno alle gambe. 

Novembre, dico a te: ho un desiderio. Darti dignità. 
Non è colpa tua se ti hanno piazzato in mezzo a ottobre – wow, è arrivato l'autunno! I colori caldi, le zucche, il foliage, le punte degli scarponcini in mezzo alle distese di foglie! – e dicembre – wow, è arrivato Natale! Le lucine! Il pungitopo! Quest'anno farò un calendario dell'Avvento col cartone ondulato e dentro tanti piccoli regalini handmade!  
In mezzo a questa gioia isterica, tu sei un lunghissimo, inevitabile lamento



Il lamento, così ci dicono, non fa bene. Il lamento è disprezzato - oh, persino dalla sottoscritta. Però in questi giorni mi sta salendo la voglia di lamentarmi. 
Novembre, ne sai qualcosa?
Novembre, hai notato certi titoli che compaiono in giro? 
Chi si lamenta inquina! 
Le lamentele emanano cattivo odore: come neutralizzarlo con gli oli essenziali.
Come riconoscere se sei vittima di una persona lamentosa: i vampiri energetici e come evitarli, eccetera eccetera eccetera






Novembre, ti racconto una storiella.
Un po' di tempo fa mi è capitato di fare delle chiacchiere con un'amica, nel nostro luogo e col nostro tempo prediletto, ovvero nella saletta di un kebabbaro con fuori una pioggia scrosciante. Si parlava di tante cose, alcune belle, altre che ci davano un po' da pensare, e a un certo punto è successo che mi sono bloccata. Letteralmente: ho smesso di respirare. 
Siamo uscite. Ho respirato, e lei con me. Ho pianto (poco. Due gocce. Di un litro ciascuna, ma due). Abbiamo parlato. Avevo una certa quantità di lamenti a mezza gola e glieli ho detti. Lei era lì comunque. 
E no, nessuna colpa era da attribuirsi al kebab ingurgitato con foga alle 5 del pomeriggio. 

Novembre, te lo dicevo, ho un desiderio: dare spazio e sfogo al lamento. 
A tutte quelle mattine in cui, al suono della sveglia, mi chiedo “Ma perché?”
Ma perché dovrei scendere dal letto? Perché dovrei attraversare la casa fredda, invasa dal nero del cielo delle 6, che man mano diventa il grigio del cielo delle 7? 
Fuori dalla finestra, la bruma si distende tra gli alberi, la brina intirizzisce le foglie. Basta stringersi nel cappotto, mi dico, ma non sempre mi ascolto. 
Certo, se fossi una marmotta andrei in letargo, ma non lo sono, e allora lo faccio davvero: mi stringo nel cappotto, esco di casa e mi congelo. L'erba rimane immobile, sotto il suo manto di ghiaccio. 

Novembre, tu sei tenace.
Ho capito il tuo ruolo, sai?  
Mi ricordi che la tristezza pretende il suo spazio. 
Che il sorriso e l'entusiasmo valgono se sono sinceri. Valgono pure su una faccia un po' ammaccata, pure se gli occhi non brillano ma se ne stanno bassi. Male che vada, si guarderanno le punte delle scarpe, su un tappeto di foglie. 


Per la realizzazione di questo post, ho consultato: 

Da rivedere questo mese 

Una tristezza molto dolce

9 commenti:

  1. adoro The sad ghost club. Finalmente un posto dove la malinconia non viene messa alla gogna.

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  2. Niente di male a lamentarsi un po', a novembre e pure ad agosto. Tristezza, malinconia e qualche lacrima ci stanno, a novembre forse più che in altri mesi, ma ci stanno. Sai che sono un'esperta in materia ;-).
    Ti abbraccio forte forte
    Francesca

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    1. Se non mi arriva la tua lettera, avrò un'altra ragione per cui lamentarmi! :P
      Ricambio l'abbraccio stritolandoti

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    2. Se non arriva la lettera mi lamenterò anch'io, e parecchio.
      Baci baci baci
      Francesca

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  3. Che meraviglia questo post, mi sembrava di piangerle con te quelle gocce da un litro ciascuna! Mi ci riconosco tanto, chapeau! :*

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  4. Oh God, io ti adoro ma questo lo sai già!

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