Ti ascolto.
A volte si riesce appieno ad afferrare il senso della parola pace.
Le irrequietudini scivolano via, gli abiti di ieri raggruppati in un angolo. Più tardi li metterò a posto, adesso mi basta sapere che non li indosso più.
Ti ascolto.
Passa una cornacchia, per un attimo se ne stanno zitti i merli.
Le idee sul cosa fare e sul come farlo sembrano non spaventarmi, adesso. Com'è che a volte ogni cosa sembra possibile? Domani, chi lo sa, forse l'ansia mi acciufferà di nuovo. Ma adesso mi cullo al pensiero di poter fare qualsiasi cosa. Sull'altalena, sempre.
Ti ascolto.
La tranquillità si è disegnata sui muri.
Non ti sto guardando, ma sono certa che tieni gli occhi chiusi.
In questo momento il mondo è sparito, per te - il mondo come di solito lo vediamo.
Ti invidio questa capacità. Tu lì ad occhi chiusi puoi davvero immaginare.
Io sono così legata alle parole.
Le parole sono costrette ad avere un significato, le parole devono per forza dire, e dire qualcosa.
Ombrello - acciuga - tenda a righe - aeroplano.
Magari pensi esattamente a questo, ma io non lo potrò sapere mai.
Ti ascolto.
Cosa può fare un'anima libera di estraniarsi?
Cosa può fare quando nessuno - nessuno - la incatena?
Può sedersi e suonare.
foto René Mtdue |
Nessun commento:
Posta un commento